Beppe Ciardi (Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932)

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Dati biografici sull'artista

 

L'aria, l'aria aperta, l'aria che fa la vita degli uomini e la profondità, dei cieli, è la gioia di questo pittore giovane dal gran torace.

Come i vecchi marinai, per essere felice, egli ha bisogno, di .sentire il gran soffio dal largo.

Ogni suo quadro è per tre quarti azzurro e nuvole e lontani orizzonti: sotto quell'infinità egli pone una casa sola o una chiesa un breve paese o un albero o una barca o un carro o una mucca o un cavallo, quasi per misurare con queste sole cose che l'uomo ha fabbricate o che l'uomo ha veduto nascere, l'immensità di quei cieli ventosi o di quelli orizzonti lontani, immutabili e indifferenti quando il piccolo uomo nasce e quando muore.

Beppe Ciardi che è nato a Venezia nel 1875, espose per la prima volta nel 1896, a Firenze, all'Arte e Fiori, Un interno: da allora usci all'aperto, e a casa, per dipingere, non tornò, credo, più.

Appena i pioppi sul Sile mettono le prime foglie, egli lascia Venezia e va a Quinto; d'estate sale ad Asiago.

Quando è a Venezia, fugge in solitudine, nelle isole più deserte che sospese tra cielo e mare trascolorano come volti ad ogni mutar di luce, o nei quartieri più lontani e più vecchi dove l'aria marina ha colorito, corroso, piegato case e alberi a modo suo; e nelle nubi in alto, nei riflessi sull'acqua, sul lastrico, sui muri egli vuole sempre che si sentano la vastità di quell'aria e la sua gran luce.

Per dipingere ha bisogno di respirare a pieni polmoni.

E lo sa, - perché Beppe Ciardi, pur fresco e spontaneo com'è, sa quel che fa e quel che vuole: è un forte e un ostinato.

Figlio d'un grande paesista studiò scienze naturali all'Università di Padova; le lascia deliberatamente perché preferì il sentire al sapere.

.Nella nuova via non ha titubato, di rado ha errato, ha cercato i suoi limiti e li ha trovati prestissimo, nel suo stesso godimento.

Beppe Ciardi e dei pochi fra i giovani pittori italiani, che dipingono con piacere per esprimere un loro sentimento, non solo per ostentare una tecnica o una moda.

Ha avuto un solo maestro, suo padre: ma non ha cercato d'imitar nessuno, tutto occupato soltanto a cercar sè stesso.

E della sua tecnica ormai egli e padrone: ha una pennellata grassa sicura avvolgente che modella e colorisce; ha una scala di colori chiari e primaverili, rosa, grigio d'argento, azzurro, giallo, con verdi acerbi.

Dei suoi quadri prima si vede quel che sono, quel che vogliono dire; dopo, ci si chiede, tanto perché è di moda far cosi, come sono dipinti.

Non so quel che direbbero Paul Signac o Gaetano Previati: ma certo Francesco Guardi direbbe che sono dipinti bene, cioè, umilmente, come soleva dipingere lui...

 

UGO OJETTI (dalla Mostra mnografica tenutasi alla Biennale di Venezia del  1912)