Alfredo Muller (Livorno 1869 - Parigi 1941)

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alfredo muller pittore

Alfredo Muller


Valutazione dipinti Alfredo Muller

Le quotazioni del pittore Alfredo Muller vanno in media dai 2.000 euro ai 5.000 euro per le poche opere rintracciabili. Hanno un valore superiore gli oli del periodo parigino.


Il mercato di interesse è toscano.
I suoi dipinti rappresentano figure, nature morte, temi allegorici, marine, paesaggi.


Una valutazione è condizionata  dalla conservazione, dalla qualità, dal periodo, dalla dimensione dell’opera e da altri fattori per cui si prega di contattare la Galleria Berardi per ricevere una stima corretta.

Dati biografici sull'artista

È nato a Livorno nel 1869.

Studiò a Firenze col Ciarampi e col Gordigiani e a Parigi ove si recò nel 1888, con l'Hameng. È artista di un'indole aristocratica e raffinata. La sua arte piuttosto che d'istinto è fatta di un'intelligenza curiosa e vivace: di gusto e di cultura. Ama l'arte più assai della natura e chiede a quella, di preferenza, le proprie ispirazioni. ll suo carattere stesso lo ha condotto spesso ad interessarsi dei "movimenti d'avanguardia" dell'arte francese e a seguirli, temperandoli sempre, peraltro, con una vena di arguto scetticismo e di prudente moderazione. Fu il primo a portare in Italia - verso il 1890 - il nuovo verbo dell'impressionismo luminista Monettiano. Mi ricordo di un suo quadro fatto a quel tempo a Livorno e raffigurante i Bagni Pancaldi, che per molti pittori fu allora come il libro di testo dal quale appresero il gusto delle gamme chiarissime e quella nuova tecnica a piccole pennellate corpose, divise e sfarfallanti, intesa a rendere la vibrazione della luce e dell'atmosfera.

Tornato a Parigi nel 1895, divenne amico di Pisarro, di Renoir, di Lautrec, di tutti, insomma, i fondatori de Les Indépendents e del Salon d'Automne. Prese parte alla Mostra del Champs de Mars.

Avvicinò anche Cezanne.

Allo scoppiare della guerra europea il Muller ritornando a Firenze col culto di Cezanne e di Renoir, ebbe qui numerosi seguaci e imitatori: e alcuni pittori, alcuni anche in là ormai con le esperienze, sul suo esempio, raschiarono la tavolozza e rinnovaron maniera.

Muller adottando la norma di certi periodi più maturi dell'arte antica, nell'orbita d'influenza dei suoi maestri elettivi, si è andato creando una propria «retorica», una propria convenzione, nella quale applica tutte le risorse della sua tavolozza ormai raffinata e abilissima. Quando egli guarda direttamente il «vero» - e lo guarda raramente - lo considera, piuttosto che come il soggetto, come il pretesto della propria arte, un canevaccio sul quale va ricamando delle armonie cromatiche e lineari traslate e arbitrarie.

Così, discorrendo della sua pittura, egli non vi parla di rapporti giusti e di toni evocativi, ma preferibilmente di simpatia di gamme argentine, dorate, calde o fredde, e si compiace esplicitamente allorché una sua figura ha raggiunto nel gesto, nella linea, nell'espressione qualcosa che ricordi l'esemplare di qualche grande maestro o evochi qualche vecchia stampa. Come si vede, la sua è una mentalità del tutto opposta a quella dei naturalisti e dei sensazionisti. La pittura del Muller ha un sapore prevalentemente decorativo, anzi: ornamentale. Peccato che questo artista non abbia a sua disposizione una moderna «Savonnerie», cui poter dettare le sue armonie gustose e divertenti, mignardes - come dicono i Francesi.

MARIO TINTI

Tratto da: Le Promotrici di Belle Arti - La Fiorentina primaverile

 

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